Vivaismo frutticolo, maturazione in corso.

Cambiano le regole europee per la certificazione delle piante. Il vivaismo italiano è pronto per vincere le sfide globali. La redazione di Plantgest ha intervistato Luigi Catalano del Civi Italia, con il supporto della Soi-Società ortoflorofrutticola italiana.

 

Negli ultimi due decenni abbiamo assistito ad un grande aumento del volume degli scambi commerciali intercontinentali che ha portato ad un proporzionale insediamento di specie entomologiche, funginee, virali e batteriologiche in aree geografiche dove originariamente non erano presenti. Un superamento delle barriere naturali che ha portato alla diffusione di malattie causa d’ingenti danni economici ad interi settori (ad esempio i recenti casi Xylella fastidiosa e Halyomorpha halys o Cimice asiatica) del sistema agroalimentare.

Oggi il vivaismo ortofrutticolo italiano, è chiamato nuovamente ad uno sforzo di riorganizzazione per il mutato quadro normativo comunitario in campo fitosanitario e, di conseguenza, e per quanto si attiene alla regolamentazione sulla propagazione e commercializzazione dei materiali vivaistici. E’ questo un momento di grandi e profondi mutamenti che si devono trasmettere in un chiaro valore aggiunto per tutta la filiera, per limitare la diffusione delle nuove avversità, per garantire la salvaguardia ed il controllo fitosanitario del territorio, e per garantire i flussi commerciali nazionali ed internazionali.

A livello comunitario per la riorganizzazione delle norme fitosanitarie è stato riaffermato che l’Europa intraprenda la strada del sistema sistema multilaterale aperto e disciplinato da regole chiare, a differenza di quanto fatto da altri Paesi (ad esempio Usa, Australia, Nuova Zelanda, etc..).

L’Italia è leader al mondo per la produzione di piante da frutto certificate  (Fonte foto: © Civi Italia)

Tutte queste regole comunitarie riguardanti la materia fitosanitaria sono in fase di recepimento in questi mesi, da parte dei singoli stati membri e quindi anche dal nostro Paese. Esse ridisegneranno completamente l’elenco degli organismi nocivi da controllare, la loro riclassificazione in merito alla pericolosità e diffusione sul territorio comunitario, le modalità di controllo, il ruolo dei servizi fitosanitari, compreso il coinvolgimento degli operatori professionali (OP, ossia i vivaisti professionisti) nelle attività di sorveglianza attiva sulla sanità delle colture e del territorio.

La redazione di Plantgest ha intervistato Luigi Catalano, direttore del Civi-Italia – con il supporto della Soi-Società ortoflorofrutticola italiana (di cui Catalano è presidente sezione frutticoltura).

“L’Italia ricopre un ruolo importante a livello comunitario ed internazionale in termini di controllo delle piante e dei semi – spiega Catalano -. Un dato consolidato degli ultimi anni sulle produzioni sviluppate dalle imprese vivaistiche nell’ambito dei programmi nazionali di certificazione volontaria, controllate ed autorizzate dai SFR riguarda 6,1 milioni di astoni di piante da frutto, 250 milioni di piantine di fragola e quasi 23 milioni di portinnesti. Numeri importanti, a cui va aggiunto il quantitativo delle produzioni categoria CAC che sono circa 45 milioni di astoni e piantoni tra fruttiferi, agrumi ed olivo oltre ad altri 15 milioni di portinnesti. Tutte queste quantità sono stimate in quanto al momento attuale in Italia non c’è un sistema organico di raccola dati per questa categoria di materiali. In questi ultimi giorni è stato compiuto un ulteriore passo in avanti con la definizione del Decreto italiano riguardante gli organismi nocivi regolamentati non da quarantena (ONRQ). Per questo motivo anche i protocolli tecnici del sistema nazionale volontario di qualificazione del materiale di propagazione vegetale, che definiscono la certificazione volontaria attraverso il marchio QVI-Qualità vivaistica Italia e che dovrà essere adeguato”.
Leggi maggiori informazioni in merito in alcuni articoli che sono stati pubblicati su AgroNotizie e Plantgest: ‘Certificazione piante, la qualita made in Italy al top’ e ‘Vivaismo frutticolo in Italia cambia pelle’.


Il nuovo cartellino Qvi – Qualità vivaistica Italia che le piante made in Italy potranno avere (Fonte foto: © AgroNotizie.it)

“Tralasciando gli aspetti strettamente tecnici e specialistici, che chi è interessato può approfondire contattando direttamnete la Soi (segreteria@soihs.it) o il Civi-Italia (info@civi-italia.it), appare utile informare i lettori chi è l’OP, al fine di porre l’attenzione sulle opportunità, ma anche le responsabilità previste dal nuovo quadro normativo”.
Ma chi è l’Operatore professionale? E’ un soggetto di diritto pubblico o privato che svolge a titolo professionale una o più attività nell’ambito delle piante, dei prodotti vegetali (e di altri oggetti) e ne è giuridicamente responsabile: impianto, riproduzione; produzione (incluse la coltivazione, moltiplicazione e mantenimento); introduzione, spostamento ed uscita nel e dal territorio UE; messa a disposizione sul mercato; immagazzinamento, raccolta, spedizione e trasformazione.
In pratica gli operatori professionali sono ad esempio: agricoltori, vivaisti, giardinieri paesaggisti, importatori, esportatori e rivenditori di piante e prodotti vegetali, grossisti, garden center, fioristi, ecc.

“A questa figura sono assegnati precisi compiti: sorveglianza e primi interventi nel caso di ritrovamento o sospetto di infezioni o infestazioni i cui agenti causali sono regolamentati, riconoscimento e la possibilità di proporre piani d’azione e contrasto contro gli organismi nocivi che – una volta approvati dalle autorità fitosanitarie – permettono di realizzare economie nell’ambito degli oneri da sostenere per la gestione fitosanitaria delle proprie produzioni”.

“Finalmente ci stiamo avvicinando ai nodi di una complessa matassa. Ora è tutto chiaro e le regole d’ingaggio potranno essere raccolte in un testo unico, che il Mipaaf ha in preparazione, con l’ausilo di tutti i rappresentanti delle filiere produttive. In questo modo il settore vivaistico italiano potrà competere alla pari con quello di altri Paesi. Questo nuovo sistema si basa sulla riclassificazione degli organismi nocivi, in ordine alla loro crescente pericolosità: regolamentati da non quarantena, da quarantena, da quarantena rilevanti per l’UE, da quarantena rilevanti per l’UE. In ognuno dei livelli è ben chiaro il ‘countingency plan’ o piano d’emergenza (azioni, ruoli, responsabilità, procedure, finanziamenti, etc), valutazioni costi/benefici e piano d’azione per l’eradicazione. Un enorme vantaggio per qualità di prodotto, per risparmio di tempo e risorse, capacità di reazione, competitività di un sistema. Tutto questo permetterà un’unione d’intenti vera e propria. Il sistema vivaismo italiano diventa un precursore dei tempi ed una risposta concreta alla ripartenza dell’Italia in questo momento così delicato”.

L’operatore professionale acquisisce un ruolo centrale, di grande responsabilità delineando una figura moderna ed imprenditoriale ben lontana da un artigiano esperto nell’arte di propagare e produrre piante e semi, custode di tradizione e segreti. Un vivaista deve produrre bene ma in un contesto di norme da rispettare e servizi aggiuntivi da fornire per promuovere ed affermare le proprie produzioni. “La campagna vivaistica 2019 – conclude Catalano – non è stata particolamente colpita dall’emergenza Covid 19: oltre l’80% delle consegne era già stata fatta quando il Coronavius ha fatto capolino nella nostra vita. Discorso diverso per la prossima stagione. Oltre alle difficoltà economiche causate dalla pandemia, peseranno i danni che le filiere hanno patito nell’ultima stagione e nelle ultime settimane. Esse riguardano le emergenze fitosanitarie (Cimice asiatica, ToBRFV, etc), gli ingenti danni causati dalle gelate primaverili e la carenza di manodopera. Ciò causerà certamente un ridimensionamento della domanda di materiali di propagazione da parte degli agricoltori”.

Questo approfondimento è stato realizzato grazie al contributo della Soi-Società ortoflorofrutticola italiana, di cui Luigi Catalano è socio e presidente della sezione Frutticoltura. Sin dalla sua fondazione nel 1953, la Soi (già Società orticola italiana) si adopera per sviluppare la cooperazione scientifica e tecnica tra il mondo della ricerca, gli imprenditori ed i professionisti del settore orto-floro-frutticolo, interessando con le sue azioni ed attività un ampio settore dell’agricoltura che include le colture arboree da frutto e da legno, le piante ortive, le colture floricole, le piante ornamentali, il vivaismo, i tappeti erbosi e la gestione del paesaggio e la tutela degli spazi a verde, con il fine ultimo di favorirne il progresso e la diffusione. La Soi promuove studi, ricerche, convegni, mostre attività editoriali ed altre iniziative attraverso le attività delle sue sezioni e dei gruppi di lavoro.

Autore: Lorenzo Cricca © Plantgest

Data di pubblicazione: 02/05/2020