Viticoltura da tavola: i princìpi della potatura

La potatura invernale, detta anche potatura secca, è un’operazione colturale di fondamentale importanza per la corretta gestione del vigneto, poiché consente di ottenere l’equilibrio tra l’attività vegetativa e l’attività produttiva della pianta.

 

Generalmente viene effettuata nel periodo che intercorre tra la caduta delle foglie e l’inizio della ripresa vegetativa. Si tratta quindi di un intervento che può essere eseguito in un ampio arco di tempo, ma da personale qualificato.

 

Tra i principali obiettivi di tale pratica vi sono quelli di:

  1. adeguare la pianta alla forma di allevamento prescelta;
  2. dare regolarità alla produzione negli anni evitando stress produttivi;
  3. regolare il carico di gemme per ceppo;
  4. scegliere i migliori tralci in rapporto alla loro capacità produttiva;
  5. prolungare l’efficienza del vigneto;
  6. regolare la quantità di prodotto per ottenere la qualità desiderata;
  7. mantenere il giusto equilibrio tra parte aerea e apparato radicale;
  8. disporre nello spazio vegetazione e produzione;
  9. facilitare l’ingresso di luce;
  10. asportare parti di legno morte o affette da patologie.

La vite è un arbusto a foglia caduca rampicante con portamento naturale irregolare che abbisogna di un tutore e, se lasciata allo stato selvatico, diventa una vera e propria liana rampicante in grado di mantenere sempre un certo grado di elasticità. Tali caratteristiche consentono di asportare, durante le operazioni di potatura, una quota ingente di legno prodotto nell’anno, fino all’80-95%, senza che la pianta ne risenta, anzi è opinione comune che ciò abbia un effetto benefico sulla vite e sulla sua capacità di sviluppo. Al contrario, per qualsiasi altra pianta arborea, sarebbe impensabile eliminare durante la potatura una percentuale così elevata di legno senza ottenere risultati disastrosi.

 

Chi si appresta ad effettuare la potatura deve innanzitutto considerare la fertilità varietale, la maturazione delle gemme, l’agostamento dei tralci, il sistema di allevamento e il sesto di impianto. Obiettivo principale di tale operazione è permettere alla luce di raggiungere l’apparato epigeo in maniera uniforme, in modo da garantire la differenziazione delle gemme a la maturazione del legno, fasi fondamentali per la produzione dell’anno successivo. Quando si parla di questa pratica, frequentemente si vengono a creare delle vere e proprie scuole di pensiero, spesso differenti anche tra operatori residenti in aree limitrofe.

 

Schema della potatura a 4 branche (da Coltura&Cultura)

La potatura, invece, diventa un’operazione semplice se si è in grado di rapportare la pianta ad un vero e proprio sistema idraulico, formato da una tubazione principale (il tronco) e derivazioni secondarie (le branche) su cui si innestano i vari tubi per irrigare (i tralci). Questo sistema permette alla linfa di raggiungere in modo uniforme tutti i punti della pianta. Non è raro, purtroppo, vedere viti potate in maniera errata, dove si riscontrano parti di pianta con differente vigoria e poco equilibrate. Nel tempo, purtroppo, l’esperienza dei potatori è stata sostituita dall’esigenza di produrre grappoli di grosse dimensioni e massimizzare le rese, aspetti che non sempre rappresentano gli obiettivi principali e reali di tale pratica.

 

Infatti, la potatura non deve essere eseguita con l’obiettivo di migliorare esclusivamente la produzione dell’anno successivo, ma anche quella degli anni a venire. Ogni errore fatto in questa fase lo si potrebbe riscontrare nelle stagioni seguenti con la presenza di viti squilibrate che necessitano poi di grossi tagli, molto deleteri per le piante. Infatti, bisogna sempre considerare che, anche se la pianta dopo la potatura esteriormente è apparentemente sana, in corrispondenza dei tagli si vengono a formare i cosiddetti “coni di disseccamento”, ovvero necrosi che, estendendosi nel legno vivo, comportano una drastica riduzione del sistema vascolare, compromettendo l’efficienza del trasporto della linfa.

 

I tagli di grossa dimensione eseguiti su legno vecchio comportano disseccamenti che si espandono rapidamente e si approfondiscono. L’entità del cono di disseccamento risulta, quindi, direttamente proporzionale alla dimensione del taglio stesso. Se nel corso degli anni vengono eseguiti grossi e numerosi tagli di potatura, la vite risponde con l’abbandono naturale di una buona parte di fusto, in quanto l’efficienza del sistema conduttore risulta compromessa. Per avere un trasporto efficiente della linfa bisogna dare alla stessa la possibilità di fluire il più liberamente possibile, costruendo una canalizzazione interna con meno interruzioni.

 

Una potatura eseguita correttamente, quindi, consente di operare con tagli piccoli e su legno giovane, favorendo un sistema di trasporto efficiente che si manifesta esteriormente in termini di equilibrio e uniformità della pianta, riconoscibile già dal germogliamento e per tutto il ciclo vegeto-produttivo.

 

Data di pubblicazione: 09/01/2017