RIVISTA DI FRUTTICOLTURA. Micropropagazione in vitro essenziale per la certificazione dei materiali vivaistici.

La micropropagazione, intesa come tecnologia innovativa a supporto del vivaismo moderno, risulta una scelta strategica e vincente per affrontare il mercato globale da parte del comparto vivaistico professionale nazionale, oltre che per assicurare le dovute garanzie ai frutticoltori.

 

L’Italia vanta lunga esperienza di studi e ricerche sulle tecniche di propagazione delle piante da frutto, sia sviluppate da Istituti e Centri di ricerca, sia dai vivaisti stessi, comprese quelle sulla micropropagazione che, fin dagli anni ’70, sono state adottate dal comparto del vivaismo frutticolo professionale per la produzione massale di piante. Senza fare torto ad altri valenti ricercatori che hanno dato un enorme contributo al suo sviluppo, il vivaismo professionale nazionale deve essere particolarmente riconoscente a due pionieri della micropropagazione in Italia: Carmine Damiano, direttore della Sezione Propagazione dell’allora ISF Roma e Pasquale Rosati, che terminò la sua prestigiosa carriera presso il Dipartimento di Biotecnologie Agrarie ed Ambientali dell’Università Politecnica delle Marche di Ancona. Grazie alla loro dedizione e al rapporto che seppero instaurare con il mondo imprenditoriale, la micropropagazione in vitro in Italia per le specie frutticole fu trasferita ai vivai commerciali, alcuni dei quali sono tra le realtà più importanti in campo internazionale. La propagazione in vitro probabilmente ha rappresentato per il vivaismo moderno l’innovazione scientifico-tecnologica più significativa trasferita al processo produttivo.

Articolo completo pubblicato su rivista di Frutticoltura n.10/2022

Norme rigide e severe

In Italia e nella Comunità europea, tutte le specie da frutto sono sottoposte a norme obbligatorie che regolamentano la produzione vivaistica e la commercializzazione dei materiali di propagazione vegetale. Sono anche previste norme volontarie per la certificazione genetico-sanitaria dei materiali di propagazione frutticoli. Da esse poi derivano i protocolli tecnici da adottare per le singole fasi del processo di certificazione e per i differenti stadi del ciclo vivaistico. La possibilità di propagare le piante da frutto in vitro fu prevista dalla normativa nazionale fin dal momento dell’emanazione del Regolamento che istituì il Servizio Nazionale di Certificazione Volontaria presso il Mipaf (DM 2/7/1991). La prima pratica applicazione si ebbe per le specie di prunoidee dal 1992, rendendo possibile la certificazione dei portinnesti, su tutti il GF 677 e il Mirabolano 29C.

Successivamente, grazie ai progressi della ricerca e della tecnica, oltre che agli adeguamenti normativi comunitari che si son susseguiti nel corso degli anni, la possibilità di impiegare la propagazione in vitro nel processo produttivo presso i laboratori di micropropagazione è stata estesa ad altre specie

Per quanti interessati, le specifiche tecniche dei protocolli da seguire per le singole specie sono consultabili sul sito del Servizio Fitosanitario Nazionale. In essi sono indicati i criteri di prelievo degli espianti iniziali, il numero di subculture ammesse per le singole fasi e per ogni specie, le procedure da seguire ecc.

Portinnesti GF 677 contrassegnati dal cartellino della certificazione volontaria italiana QVI

La situazione in Italia

Attualmente operano in Italia una decina di aziende vivaistiche dotate di laboratorio di micropropagazione commerciale che producono piante in vitro di portinnesti di fruttiferi e varietà autoradicate nell’ambito del Sistema nazionale di certificazione volontaria.

Oggi la produzione di portinnesti in vitro non riguarda solo le drupacee, ma anche pero, melo e, recentemente, agrumi, oltre a moltissime varietà autoradicate di actinidia, noce, olivo, carciofo, nocciolo e piccoli frutti, in particolare lampone e mirtilli. Grazie all’adozione delle tecniche di propagazione in vitro e alla sanità che contraddistingue i materiali così prodotti, è stato possibile disporre nel corso degli anni di linee clonali di portinnesti che costituiscono la base della moderna frutticoltura in tutto il mondo. Ciò ha permesso la piena qualificazione delle produzioni vivaistiche attraverso l’adozione di schemi di certificazione genetico-sanitaria che oggi rappresentano la più alta garanzia che il comparto può assicurare, sotto il controllo delle competenti autorità fitosanitarie.

La competitività dei laboratori di micropropagazione italiani risiede nella capacità di rispondere prontamente alle richieste del mercato attraverso la messa a punto di protocolli di moltiplicazione affidabili ed efficienti, oltre all’adozione di digitalizzazione e automazione nei processi produttivi: preparazione dei substrati di crescita, trapianto, movimentazione dei materiali nelle strutture di crescita e ambientamento. Le prossime sfide saranno quelle di una maggiore automatizzazione dei processi produttivi al fine di ridurre i costi di produzione e risultare ancora più competitivi. È questo uno dei pilastri dell’ambizioso progetto di filiera presentato da Civi-Italia nell’ambito del Pnrr, che prevede la partecipazione delle più significative aziende italiane dislocate su tutto il territorio nazionale.
Prospettive future

La necessità di assicurare la garanzia di sanità alle produzioni vivaistiche porterà in futuro ad una nuova organizzazione delle strutture produttive e delle modalità di produzione delle piante. La diffusione di nuovi organismi nocivi a livello mondiale rende la micropropagazione uno strumento indispensabile per garantire la sanità delle piante, facilitando nello stesso tempo il superamento delle barriere fitosanitarie, permettendo la possibilità di scambi commerciali in tutto il mondo di grandi quantità, ma con volumi ridotti.

Tra gli aspetti più importanti c’è quello relativo alla possibilità di svincolare i cicli produttivi dalla stagionalità e dalle condizioni ambientali naturali, programmando la produzione, nel caso dei portinnesti, in relazione alle necessità dei piani d’innesto dei vivai. Produzioni che sempre più frequentemente avvengono fuori suolo, in ambienti condizionati e isolati dall’esterno per dare una pratica risposta a due principali esigenze. La prima è quella di dare un pronto riscontro alla domanda di mercato che ormai riguarda centinaia di varietà e decine di combinazione d’innesto. Questo rende non più praticabile l’adozione di cicli di produzione tradizionali con piante prodotte in piena terra che prevedono tempi lunghi, non conciliabili con la domanda sempre più mutevole e non programmabile.

Un secondo aspetto è quello legato alla sicurezza sanitaria che è possibile invece garantire con tranquillità agli astoni prodotti in condizioni protette e d’isolamento. Ormai quasi tutti i vivai professionali impegnati nella produzione di drupacee, con l’adozione delle varie tecniche di microinnesto, operano avendo allestito e attrezzato apposite strutture. Per questo la micropropagazione, intesa come tecnologia innovativa a supporto del vivaismo moderno, risulta una scelta strategica e vincente per affrontare il mercato globale da parte del comparto vivaistico professionale nazionale, oltre che per assicurare le dovute garanzie ai frutticoltori.

 

Autore: Luigi Catalano

Data di pubblicazione: 17/01/2023