Parliamone con… Lorenzo Laghezza

Lorenzo Laghezza, tecnico di AGRIMECA GRAPE AND FRUIT CONSULTING, fa il punto della situazione sulle attuali problematiche legate alla gestione degli afidi in frutticoltura.

 

AVVERSITÀ: GLI AFIDI

Gli afidi, insetti dotati di apparato boccale pungente-succhiatore, appartenenti all’Ordine dei Rhyncoti, Superfamiglia Aphidoidea costituiscono una delle le avversità biotiche più dannose per le colture frutticole. L’elevatissimo potere riproduttivo, la capacità di moltiplicarsi per partenogenesi, e la grande mobilità data dalla capacità di volare per tanti chilometri, sfruttando il vento, rendono questo gruppo di insetti una delle avversità di maggiore interesse economico, specialmente per la ampia possibilità di danno che possono arrecare alle colture.

I danni diretti sono dovuti alla sottrazione della linfa e quindi alla riduzione del vigore della pianta, alla alternazione morfologica dei tessuti per le sostanze auxino-simili presenti nella saliva da essi iniettata con accartocciamenti, arricciamenti e deformazioni fogliari, deformazione dei frutti oltre all’emissione di melata e conseguente sviluppo di fumaggini sulla vegetazione e sui frutti

Ancora più pericolosi sono i danni indiretti dovuti al loro ruolo di vettori di virus vegetali, alcuni estremamente dannosi e tristemente noti come nel caso della Sharka delle Drupacee.

 

MEZZI DI CONTENIMENTO

A fronte quindi del forte rischio fitosanitario e del ruolo epidemiologico svolto nella diffusione di dannose epidemie, duole constatare che i mezzi di controllo disponibili per questi insetti risultino carenti e numericamente limitati, oltre ad essere in alcuni casi anche abbastanza datati.

La situazione si fa ancora più critica se consideriamo le norme ecosostenibili di gestione delle colture sempre più restrittive sia per ciò che riguarda il numero di trattamenti ammessi, sia per il numero di molecole autorizzate nei confronti di questa avversità, prescrizioni che risultano più restrittive rispetto ad altri insetti od a malattie fungine.

La lotta agli afidi, infatti, si inserisce in una fase fenologica molto delicata, ovvero immediatamente prima e dopo la fioritura, momento in cui altri insetti, i pronubi, esplicano una attività benefica decisiva per la produttività del frutteto cioè l’impollinazione. Le norme ecosostenibili di gestione delle colture mirano quindi a limitare al massimo tutti gli interventi che possano ostacolare o danneggiare questi insetti utili.

La classe di insetticidi oggi più diffusa per il controllo degli afidi è quella dei neonicotinoidi, una famiglia di molecole di sintesi che ha visto le prime registrazioni sul mercato nell’ultimo decennio del secolo scorso.

 

I NEONICOTINOIDI

I neonicotinoidi sono chimicamente simili alla nicotina, un alcaloide tossico presente nelle foglie del tabacco (Nicotiana tabacum) ed hanno azione neurotossica.

Dotati di eccellente sistemia e persistenza d’azione, i neonicotinoidi si legano ai recettori nicotinici dell’acetilcolina presenti nelle membrane del sistema nervoso degli insetti, inibendo il ripristino della funzionalità sinaptica successiva ad uno stimolo. Ciò induce una iniziale incoordinazione motoria negli insetti, seguita in breve tempo da paralisi e successiva morte.

La famiglia dei neonicotinoidi, ad oggi una delle classi di insetticidi più vendute al mondo, raccoglie al suo interno una serie di molecole, prima fra tutte l’imidacloprid, registrato in Italia nel 1996.

 

BILANCIO SUI NEONICOTINOIDI

In concomitanza con il compiersi dei venti anni di utilizzo dei prodotti appartenenti a questa famiglia, si ha un ampio periodo ed una vasta casistica di utilizzo che permettono di tracciare un bilancio della loro attività ed efficacia sulle colture frutticole.

Anzitutto è da registrare una limitazione d’uso, in particolar modo di Imidacloprid, Thiametoxam e Clothianidim a seguito della loro tossicità nei confronti degli insetti pronubi emersa dagli studi degli ultimi anni.

Vi è inoltre da segnalare la comparsa, anche in condizioni differenti e zone molto distanti tra loro, di popolazioni di afidi che mostrano elevata tolleranza a dosaggi anche più elevati di quelli riportati in etichetta nei confronti di imidacloprid (fino a sei volte il dosaggio ammesso!!), probabilmente a causa di un abuso di questo prodotto anche per la sua economicità.

Tutti questi aspetti spingono i frutticoltori a ricercare nuove soluzioni e strategie per diversificare i mezzi di difesa nei confronti degli afidi.

 

FLONICAMID: ALTERNATIVA PER IL CONTROLLO DEGLI AFIDI

Tra le più valide alternative ai neonicotinoidi di sicuro vi è Il flonicamid, una molecola che rispetta i moderni requisiti di sostenibilità ambientale imposti dai regolamenti.

Appartenente ad una nuova famiglia chimica, le piridinecarbossamidi, il principio attivo agisce per contatto e per ingestione come inibitore della nutrizione nei confronti di insetti ad apparato boccale pungente e succhiante (afidi e mosca bianca); è un prodotto sistemico e abbastanza resistente a dilavamento.

Va sottolineato che il flonicamid ha un meccanismo di azione più lento rispetto ai neonicotinoidi per cui bisogna gestire la molecola in maniera differente rispetto a quanto operato in passato al fine di evitare una mancata efficacia del trattamento stesso.

Essenziale è dunque un monitoraggio accurato ed assiduo per individuare il momento più opportuno per l’applicazione della molecola.

Uno dei suoi grandi pregi è la selettività verso i pronubi e gli insetti utili che la rendono davvero moderna e unica.

Per quanto riguarda l’efficacia, in alcune zone storiche della peschicoltura pugliese il flonicamid è ormai entrato a pieno titolo tra i mezzi più utilizzati per il controllo degli afidi, specialmente lì dove sono state riscontrate popolazioni resistenti ad imidacloprid.

 

Usare i prodotti fitosanitari con precauzione. Prima dell’uso leggere sempre l’etichetta e le informazioni sul prodotto. Si richiama l’attenzione sulle frasi e simboli di pericolo riportati in etichetta.

 

Fonte: www.belchim.it

 

Data di pubblicazione: 27/03/2017