Nuovi modelli colturali per crescere o sopravvivere

Resoconto sul terzo incontro di “Chiariamoci le idee” che ha affrontato il tema del sistema superintensivo per olivo e mandorlo.

 

Si è tenuto mercoledì 17 febbraio nella cornice della sala consiliare, a partire dalle ore 19, il terzo incontro di “Chiariamoci le idee”. Nel corso dell’incontro, presenziato dall’agronomo Saverio Trisorio, si è parlato dei nuovi sistemi per diversificare le colture relativamente all’olivo e al mandorlo. I relatori hanno focalizzato l’attenzione su un nuovo metodo di coltivazione, il superintensivo, frutto di anni e anni di ricerca. Hanno relazionato il prof. Alessandro Vivaldi, ricercatore del dipartimento di scienze agroambientali e territoriali dell’Università degli studi di Bari, Luigi Catalano e Lorenzo Laghezza di Agrimeca grape and fruit consulting di Turi; a moderare Saverio Grisorio dello Sportello Agricolo del Comune di Rutigliano.

 

Ha aperto le danze il dott. Vivaldi che ha parlato dell’olivo e ha fornito informazioni utili ai presenti riguardo il nuovo sistema colturale, il superintensivo. Dunque sono stati messi a confronto modelli olivicoli, sotto punti di vista inediti. Il concetto è semplice: non basta solo considerare la redditività dell’impianto a maturità ma anche altri parametri di convenienza economica. “L’olivicoltura pugliese è assolutamente importante per il settore agricolo” ha esordito Vivaldi. A conferma di quanto detto diamo un’occhiata ai numeri. Il 25% della superficie agricola regionale è olivicola e l’8% dell’olio del mondo è prodotto in Puglia. Esistono, inoltre, diversi sistemi colturali, quello estensivo (con una densità di impianto inferiore ai 250 alberi), quello intensivo (con una densità di impianto tra i 250 e i 600 alberi per ettaro, tipico del nord barese) e, per concludere, quello super intensivo (con densità di 1200 alberi per ettaro). L’olivicoltura oggi presenta diverse opportunità, in virtù della sua multifunzionalità. Non dimentichiamo, infatti, che l’olivo ha funzione di protezione del territorio, è parte integrante della nostra cultura, è importante per la dieta e per l’economia agricola. Tuttavia i vecchi sistemi di coltura possono creare pericoli ed eventuali svantaggi (per esempio bassa redditività).

 

Per fronteggiare questi rischi, durante il terzo Convegno dell’ulivo e dell’olio svoltosi a Bari nel 2014, sono state messe a punto quattro strategie. La prima consiste nel valorizzare l’esistente. C’è poco da fare, gli olivi monumentali e secolari sono da proteggere. La seconda strategia punta a razionalizzare l’esistente attraverso la meccanizzazione dei sistemi intensivi; la terza è incentrata sull’ introduzione di nuovi sistemi colturali e l’ultima mira a sensibilizzare la popolazione. Il prof. Vivaldi ha fornito chiarimenti in merito alla terza strategia, ovvero sull’ introduzione del nuovo sistema colturale, il superintensivo. “Il concetto fondamentale di questo sistema – ha spiegato il dott. Vivaldi – è che cambia l’approccio all’impianto”. Detto in altre parole non si deve pensare all’albero come singola unità ma si deve pensare alla parete, perché con l’accrescimento degli alberi si forma una vera e propria parete e, di conseguenza, tutti i sistemi colturali devono essere pensati per la parete e non per il singolo albero. Saverio Trisorio, a conclusione dell’intervento del dott. Catalano, ha voluto precisare che l’olivicoltura superintensiva non nasce per sostituire quella presente ma per affiancarla.

 

Dall’olivo al mandorlo. Il dott. Catalano ha parlato del mandorlo e del superintensivo. Da qualche anno a questa parte si assiste alla crescita del mandorlo e della frutta secca in generale. Negli ultimi anni la resa del mandorlo in Italia non ha avuto grande successo. Restringendo lo sguardo sulla nostra realtà, constatiamo che negli anni ’60 la Puglia aveva il primato assoluto del mandorlo, primato che col tempo è andato via via scemando. “Noi abbiamo sempre ritenuto che il mandorlo dovesse essere coltivato in terreni marginali mentre i californiani lo coltivarono nelle vallate più fertili” – ha spiegato esaustivamente il dott. Catalano, dopo aver fatto un excursus sull’evoluzione della produzione del mandorlo nel mondo e in Italia, facendo costante riferimento alla produzione del mandorlo in California. Chissà che il superintensivo possa essere la chiave di volta, un nuovo sistema per accrescere la produttività e la redditività della coltivazione del mandorlo. Intanto l’assessore al ramo ha assicurato ai presenti che i temi in questione verranno ripresi: “Questi argomenti di stasera verranno approfonditi, insisteremo e daremo quanta più informativa possibile. Ci siamo misurando con questa nuova iniziativa, le premesse ci sono tutte”.

 

Autore: Maria Carmela Palumbo

Fonte: www.rutiglianoweb.it

 

Data di pubblicazione: 22/02/2016