Mandorle, non solo Benetton. La Sardegna programma 140 ettari

Non solo il Lazio con i Benetton (clicca qui per leggere l’articolo). Anche la Sardegna punta dritto sullo sviluppo della mandorlicoltura Made in Italy. E lo fa con un progetto di rete che prevede la coltivazione, in regime biologico, di poco più di 138 ettari di mandorleti super intensivi dislocati fra il Sulcis, l’area del Cagliaritano ed il Nord dell’isola.

Azienda capofila di questo ambizioso progetto – promosso dalla “Rete Innovazione Agricola” (Ria) e sostenuto dal Mipaaf nell’ambito del bando sui contratti di filiera interregionali – è l’Eural Sulcis di Carbonia, azienda socia della cooperativa I Tre Solchi che, nei prossimi mesi, costruirà anche un centro per la smallatura, l’essicazione e la sgusciatura del prodotto.

“Solo la nostra azienda ha in programma di coltivare entro il 2022 circa 54 ettari di mandorleti, 30 dei quali li abbiamo già piantati negli ultimi due anni”, annuncia a Italiafruit News Tobia Desogus, presidente di Eural Sulcis. “La rete dei produttori è però formata anche da altri soci della cooperativa, che metteranno a regime circa 34,5 ettari di mandorleti nel Sulcis e a Cagliari (circa 10 ettari già piantati tra il 2019 e il 2020), e dalla società agricola Lentischio di Sassari che pianterà invece altri 50 ettari nel Nord della Sardegna”.

Il mandorleto superintensivo su cui punta la Rete Innovazione Agricola prevede circa duemila piante per ettaro. La varietà di riferimento è Lauranne® Avijor (autofertile, a fioritura tardiva e a seme singolo), innestata sul portainnesto Rootpac 20. Ma ci sono altre cultivar autofertili che si stanno testando nei nuovi impianti, tra cui Soleta, Vialfas, Makako, Guara (sin. Tuono) e Penta. Le prime raccolte sono attese per l’estate del 2021, con i frutti che verranno commercializzati dalla società Tirreno Fruit di Firenze, altro partner della filiera.

“Nel primo dopoguerra la Sardegna, dopo Sicilia e Puglia, costituiva l’areale più importante al mondo per la produzione di mandorle”, evidenziano a Italiafruit News Desogus e Ignazio Mura, presidente della cooperativa I Tre Solchi. “Col tempo, poi, le coltivazioni sono andate quasi scomparendo anche perché questo prodotto veniva coltivato in terreni marginali e di collina dove mancavano risorse idriche. Adesso il mercato è cambiato, la richiesta per le mandorle c’è e anche il metodo di coltivazione è mutato: col modello super intensivo, infatti, la meccanizzazione della raccolta e della potatura ci può consentire di ridurre le spese di gestione in maniera significativa”.

In Sardegna, poi, le condizioni pedoclimatiche si prestano particolarmente per la mandorla. “Con la mandorlicoltura super intensiva intendiamo risollevare l’agricoltura del Sulcis, oggi in difficoltà con vino e carciofo – sottolinea ancora Desogus – Nel nostro lembo di terra che si affaccia dentro al mare, non si verificano quasi mai gelate tardive. Ci sono tanti terreni pianeggianti, fertili e di buona struttura, molti dei quali sono abbandonati. Le potenzialità sono davvero enormi per la mandorla, così come per l’olivo, un altro prodotto incluso nel progetto di rete”.

A credere fin da subito nel valore di “fare rete” è Gino Paolo Sulis, socio de I Tre Solchi e titolare dell’azienda Pallione di Sestu, comune a nord di Cagliari. “Fino ad oggi abbiamo piantato 7 ettari di mandorli e altri 6,5 ettari li realizzeremo durante il prossimo autunno – commenta a Italiafruit News – La Rete Innovazione Agricola è una scelta che combina la volontà di aggregarsi con quella di costruire una filiera organizzata ed efficiente dalla produzione alla trasformazione alla commercializzazione, con una equa ripartizione della ricchezza proveniente dalla vendita. Questo processo è e sarà sostenuto attraverso l’assistenza tecnica di Agrimeca Grape and Fruit Consulting, che ci aiuterà a generare competenze professionali in Sardegna e uno specifico know-how sulla mandorlicoltura super intesiva”.

Gino Paolo Sulis (a destra) con Luigi Catalano di Agrimeca Grape and Fruit Consulting

“Il nostro obiettivo è produrre una mandorla di alta qualità rigorosamente in regime biologico – prosegue Sulis – Fare qualità significa realizzare impianti che siano competitivi in partenza, basati su sistemi di subirrigazione a due linee che ci permettano di alimentare il mandorlo nella maniera giusta e nei tempi giusti. I mandorleti super intensivi danno buoni risultati solo se vengono seguiti con cura e massima attenzione. Diversamente, dando acqua in eccesso, si rischia di alimentare malattie e fitopatie”.

“Attraverso la Rete Innovazione Agricola – conclude – intendiamo anche dare il nostro contributo per incentivare la Regione Sardegna a predisporre un vero e proprio piano di settore per la mandorlicoltura”.

 

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Data di pubblicazione: 12/02/2021