La posizione della SOI a proposito della supposta ‘svolta tropical’ delle aree affette da Xylella fastidiosa

In merito alla notizia riportata da diverse fonti di informazione su una “presunta” proposta della Società di OrtoFloroFrutticoltura Italiana (SOI) di sostituire ulivi con specie tropicali nelle zone soggette ad emergenza Xylella in Puglia, la SOI ritiene necessario fornire alcune precisazioni.

 

I titoli riportati sulla stampa e rimbalzati sui social dai media nazionali hanno infatti falsato l’intervento del dr. Luigi Catalano, che ha rappresentato lo scorso 25 settembre la SOI in un’audizione presso la XIII Commissione (Agricoltura) della Camera dei Deputati sul tema Xylella. L’intero svolgimento dei lavori, che si sono svolti in chiaro con diretta in streaming, è visibile sul sito www.camera.it Erano altresì presenti rappresentanti della Società entomologica italiana, della Società italiana di patologia vegetale e della Società italiana di agronomia.

 

Il dr. Catalano, presidente della Sezione Frutticoltura della SOI – società che raccoglie ricercatori e tecnici di comparti produttivi delle coltivazioni arboree, orticole e floro-ornamentali – ha sottolineato come l’emergenza causata dall’epidemia di Xylella fastidiosa interessi una vastissima gamma di specie vegetali coltivate e non. Egli ha auspicato un approccio ed una visione della problematica a 360 gradi, in quanto qualsiasi intervento da progettare e realizzarsi, oltre all’obbligo di rispettare precisi requisiti normativi, dovrebbe tener conto di altri fondamentali parametri.

 

Tra i requisiti normativi, vi è l’obbligo di non piantare specie ospiti del batterio, ossia appartenenti ai generi o alle specie riportate nella banca dati della Commissione delle piante ospiti sensibili a Xylella fastidiosa nel territorio UE.

 

Restrizioni sulla movimentazione e gestione colpiscono anche le piante “specificate”, cioè piante note per essere sensibili agli isolati europei e non del batterio, e che attualmente interessano 228 specie vegetali.

 

La SOI, come sottolineato dal presidente della sezione Frutticoltura, ritiene che per il rilancio dell’agricoltura nelle aree affette dall’epidemia sia necessario considerare:

  • la vocazionalità dei territori ad ospitare specie vegetali, in qualche caso alloctone;
  • la disponibilità di risorse e fattori della produzione (es. risorsa idrica);
  • l’accertata e confermata ipotesi che si tratti di specie che hanno mercato, ossia siano in grado di produrre reddito alle imprese agricole senza forme di mero assistenzialismo.

Una ricognizione che quindi preveda l’intervento di specifiche competenze di varie branche delle scienze agrarie per un’analisi approfondita. Non si tratta infatti di una semplice esercitazione tecnico-accademica, ma di rivitalizzare un tessuto agricolo produttivo, territori ed ambiente in caso contrario destinati alla desertificazione.

 

A sottolineare il quadro complicato della situazione e l’ardua sfida che l’emergenza Xylella richiede, sono stati portati alcuni esempi. Mandorlo e ciliegio sono due specie “di mercato” e vocate alle condizioni salentine di coltivazione; purtroppo non possono essere prese in considerazioni perché ospiti del batterio. E´ stata anche citata come esempio, la presenza di specie arboree tropicali che stanno invece rivitalizzando, in parte, alcuni areali interessati da altre emergenze fitosanitarie che li avevano reso non più coltivabili con le colture tradizionali, come parte dell’area litoranea tirrenica della Sicilia, risultata vocata per mango ed avocado (in sostituzione degli agrumeti affetti da Tristeza o dal mal secco).

 

Come appare chiaro guardando la registrazione dell’audizione, non si tratta quindi per la SOI di un “svolta tropical” per il salentino, come diversi mezzi di informazione hanno voluto invece riportare. Il richiamo alla frutta tropicale, come esempio, porta invece a riflettere sul fatto che la ricerca di alternative colturali per il territorio dovrà essere realizzata con un approccio di ampio respiro, interdisciplinare e non necessariamente solo con colture autoctone e tradizionali.

 

Fonte: FreshPlaza.it

 

Data di pubblicazione: 12/10/2018