Coldiretti Lecce: Opportunità di impresa dal Piano di sviluppo rurale

LECCE – Coltivazioni di noci, fichi, peri, melograni, susini, agrumi. Il Piano di sviluppo rurale può diventare un’occasione per restituire al Salento parte della biodiversità perduta nel tempo. Quella biodiversità di specie arboree frutticole che popolava i giardini e gli orti delle famiglie del Tacco d’Italia e che ora, grazie anche a misure ad hoc del Psr, può diventare un’opportunità economica per gli imprenditori agricoli.

 

Si è parlato di questo nell’incontro di approfondimento organizzato ieri pomeriggio (mercoledì 20 luglio) nella sede di Coldiretti Lecce, dal titolo “Specie arboree frutticole della biodiversità salentina e della frutta in guscio”. Imprenditori e agricoltori ha seguito con interesse gli interventi del professor Vito Savino, ordinario del Dipartimento di Scienze del Suolo, della pianta e degli alimenti dell’Università di Bari, di Luigi Catalano, agronomo di “Agrimeca Grape and Fruit Consulting” e di Francesco Minonne, responsabile scientifico del Parco naturale costa Otranto-Leuca.

 

“Nonostante la difficoltà dei divieti di impianto e della fitopatia degli ulivi, il nuovo Piano di Sviluppo Rurale offrirà alle imprese salentine interessanti opportunità per avviare la coltivazione di specie arboree frutticole tipiche della biodiversità salentina – dice il presidente di Coldiretti Lecce, Pantaleo Piccinno – e Coldiretti accompagnerà le imprese agricole che vogliano intraprendere nuove coltivazioni, in linea con la nostra tradizione e nel segno della biodiversità”.

 

Fico, pero, noce, ma anche ficodindia, giuggiolo, cotogno, cappero. “Un tempo erano coltivazioni famigliari molto diffuse nel Salento”, osserva Francesco Minonne, impegnato da anni nello studio e nel recupero delle specie autoctone. “Oggi grazie alla ricerca e a moderne tecniche colturali queste specie possono essere interessanti anche per chi fa impresa con l’agricoltura. La ricerca può essere di grande ausilio per aiutare gli agricoltori ad investire in impianti produttivi che facciano riferimento ad una base genetica autoctona, ma che nello stesso tempo abbiano appeal per il mercato, penso ad una cultivar di pera di pezzatura adatta alla grande distribuzione, o a un tipo di fico particolarmente gustoso e richiesto”.

 

Altra prospettiva allettante per il Salento è quella della frutta secca, mercato al momento appannaggio degli Stati Uniti. La sola California vanta 200mila ettari di noce e 500mila ettari di mandorlo. Per non parlare del Cile, che sta intensificando sempre più la produzione. “Nonostante queste grandi estensioni, la domanda continua a crescere perché ci sono tre miliardi di indiani e cinesi che hanno iniziato a consumare frutta secca”, spiega Luigi Catalano, che è anche coordinatore nazionale di Civi Italia, il centro interprofessionale per le attività vivaistiche. “Alla luce di questa crescente richiesta di frutta secca nel mondo – aggiunge – credo che il Salento possa guardare con interesse ad alcune coltivazioni adatte al territorio, come il nocciolo, il mandorlo, il pistacchio, il pecan”.

 

“Stiamo lavorando ad una serie di caratterizzazioni genetiche – spiega il professor Savino – e all’ampliamento delle banche di germoplasma delle specie tipiche del territorio”.

 

“Il paesaggio è strettamente collegato all’attivita rurale e dunque la bellezza del nostro territorio dipenderà anche dalla biodiversità che sapremo mettere a dimora e coltivare nei prossimi anni”, conclude il direttore di Coldiretti Lecce, Giuseppe Brillante.

 

Fonte: www.corrieresalentino.it

 

Data di pubblicazione: 21/07/2016